Sono stati presentati i dati raccolti dal Ministero del Lavoro sulle dinamiche all’interno del mercato del lavoro per i dipendenti che operano nei settori degli studi professionali. Il primo dato analizzato ha riguardato le assunzioni; come si può vedere nella tabella sottostante che mostra l’andamento dal 2010 del saldo tra assunzioni e cessazioni.

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Come si può facilmente notare, dal 2010 al 2014 c’è stato, anche in relazione alla crisi economica, un calo delle assunzioni che nel 2015 hanno poi fatto registrare il loro valore più alto. Per quanto riguarda le cessazioni, esse presentano un andamento più altalenante anche se, nonostante il dato non omogeneo, si è avuto un saldo tra assunzioni e cessazioni sempre positivo. Specificatamente agli altri anni, nel 2016 si è assistito ad una crescita delle assunzioni interrottasi nel 2020 a causa del Covid-19 e ad una successiva ripresa nel 2021. Il valore più alto delle cessazioni lo si trova nel 2021, anno caratterizzato sia da una forte mobilità del lavoro che da quel processo macro-strutturale chiamato The Great Resignation.

Osservando, invece, i saldi tra assunzioni e cessazioni (presenti nella seconda tabella) si possono osservare valori negativi solo per quanto riguarda il 2016 e solo per quanto riguarda le tipologie di contratto coinvolte, tipologie che sono tempo indeterminato (-3.563) e Co.Co.Co. (-29). Il saldo più elevato lo si osserva per la tipologia “Altro” che racchiude il lavoro occasionale, il contratto di inserimento lavorativo, il contratto di formazione lavoro (solo pubblica amministrazione), tirocinio.

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Passando, invece, su di un piano prettamente qualitativo ovvero quel piano discorsivo che analizza il gradimento e la soddisfazione dei lavoratori degli studi professionali, Il livello medio di soddisfazione nel 2022 tra i dipendenti degli studi professionali ha raggiunto risultati molto importanti, attestandosi su un dato quantificabile in un punteggio di 3,57 su 5. (Tabella sottostante)

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L’analisi per sesso mostra, inoltre, come gli uomini siano in generale più soddisfatti del proprio lavoro rispetto alle colleghe, questo elemento potrebbe anche essere legato alle differenze ancora esistenti tra uomini e donne a livello reddituale. Nello specifico, circa il 60% degli uomini si dichiara abbastanza soddisfatto o completamente soddisfatto del proprio lavoro contro circa il 53% delle donne.

In merito all’analisi per età, riportata nella tabella successiva, si osserva un leggero miglioramento della soddisfazione media all’aumentare degli anni.

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L’ultimo dato che merita di essere riportato è legato a quegli aspetti che rendono il lavoro all’interno degli studi professionali soddisfacente. In base a questa analisi, dove si riconferma una soddisfazione maggiore degli uomini rispetto alle donne, gli elementi che determinano i gradi di soddisfazione più alti sono, per entrambi i gruppi, sia le relazioni con i colleghi che le attività svolte, mentre gli ambiti con giudizi più severi sono invece retribuzione e welfare, entrambi strade su cui, non solo negli studi professionali, ma in tutti i settori produttivi italiani c’è ancora molta strada da fare.

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