Patrimonio immobiliare da riqualificare, bollette fuori controllo, industria delle costruzioni da riossigenare. Superbonus, mercato e sistema paese. Una grande opportunità per far ripartire l’Italia mettendo in moto la filiera, oggi iper-frammentata, bistrattata, poco valorizzata, anche nel suo ruolo sociale.

 La piccola e media impresa è una fetta di economia che può giocare un ruolo da protagonista, in questa partita. Alla sola condizione che si giochi insieme. La rete, infatti, può costituire quel fattore decisivo per agganciare questa opportunità, che diversamente rimane nella disponibilità dei grandi player. Mentre i piccoli motori della nostra economia, nella migliore delle ipotesi vengono spremuti, nella peggiore sono relegati ad un ruolo marginale.

 Dopo 15 anni di crisi feroce nel settore edilizio è una grande opportunità che i piccoli operatori rischiano di vedersi passare sopra la testa, riducendosi a prendere le briciole. L’obiettivo è rimettere insieme un Paese dai grandi talenti, ma di nani solisti: amiamo socializzare i problemi e un po’ meno le opportunità. La crisi ha acuito questo nostro difetto e ci ha portato ad essere sempre più dei battitori liberi.

 Lo scenario è da ricostruire, con professionisti sottopagati e artigiani non compresi nella loro funzione di “attivatori” di comunità. Tutti soggetti che da soli, non sono in grado di colmare il gap in termini finanziari e organizzativi, ma anche di competenze. Fare rete davvero è la ricetta per creare quel contesto abilitante che metta il singolo nella condizione di esprimere i propri talenti, le proprie capacità, le proprie performance.

 Il tutto senza perdere alcun tratto di specificità, senza ledere l’autonomia imprenditoriale e professionale, non un processo di omologazione, ma una leva per affermare la propria peculiarità e ruolo economico. Protetto da un ambiente che va a integrare quelle aree in cui da soli non si puoi essere eccellenti, per questioni di scala, di finanza, di massa critica, di risorse, di relazioni. Così ci si mette nella condizione di giocare questa partita. Questa è l’idea di base di rete.

 Prima di tutto bisogna superare lo scoglio, soprattutto mentale, e dopo quello organizzativo e operativo. Noi dobbiamo aiutare a far capire ai professionisti e all’impresa che questa è una grande opportunità che aggiunge valore e non toglie nulla del loro percorso professionale e imprenditoriale. Perché loro possano cogliere la dimensione della chance, abbassando il ponte levatoio che ognuno di noi ha in testa.

 In una filiera, come io la intendo, ci devono essere diversi pesi, ma pari dignità. Quindi tra la multinazionale, il professionista e la piccola impresa artigiana, è necessario individuare il minimo comune denominatore, la frequenza, su cui tutti si settano, che metta ognuno nella condizione di fare il proprio mestiere senza confusione dei ruoli. Perché questo possa accadere, è necessario che i vari attori della filiera eterogenea capiscano che si devono appropriare della loro centralità, ma che da soli non possono farlo se non in forma residuale, mentre in rete possono giocare da protagonisti. Pochi giorni fa, noi di Gabetti Lab, abbiamo superato il miliardo e mezzo di commesse acquisite. Tutti insieme rappresentiamo la massa critica. L’elemento portante, per noi fondamentale, è la terzietà: mediando le istanze dei vari attori della filiera. Noi non siano parte attiva in questa alleanza, siamo allenatori e non giocatori. Siamo anche arbitri e regolatori, siamo “terzi” nella sostanza e nel percepito. Siamo la regia.

 Porto l’esperienza di Gabetti Lab, ma vale anche per altre reti. Io sostengo le reti a prescindere dal berretto. La rete è un mezzo e non un fine, si deve condividere un percorso.

 Io vi dico: fate rete, se volete fatela con noi, ma non giocate da soli, perché da soli non ce la farete ad agganciare questa chance del 110. Solo con una sinfonia si riaffermerà, con orgoglio, l’identità di ciascuno, ciascun percorso professionale.

 

Alessandro De Biasio, AD di Gabetti Lab