Transizione ecologica ed energetica, utilizzo responsabile delle risorse naturali, economia circolare e sostenibilità ambientale: parole e concetti molto utilizzati (forse abusati) in questo momento, specie dopo l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Se all’epidemia da Covid-19 potesse mai essere attribuito qualche aspetto positivo, uno di questi consisterebbe nell’avere spinto ad una collettiva presa di coscienza che occorre tutelare maggiormente l’ambiente. Il PNRR, in particolare, appare permeato dal concetto di sostenibilità, in tutte le sue forme, con una particolare attenzione per gli aspetti ambientali.

Con l’intento di sondare la sensibilità che la categoria degli ingegneri mostra nei confronti di questi temi, il Centro Studi CNI ha svolto nel mese di novembre 2021 un’indagine sugli iscritti all’Albo professionale. I rispondenti sono stati più di 4.000.

Forte è la convinzione che la sostenibilità coinvolga i comportamenti di ciascun individuo, ma anche i diversi ambiti lavorativi, a cominciare da quelli in cui sono richieste competenze tecniche. Dall’indagine emerge infatti come l’ingegneria sia concepita come fruitrice e generatrice, allo stesso tempo, di strumenti e tecniche improntate alla sostenibilità ed al riciclo delle risorse, di interventi a ridotto impatto ambientale, di tecniche e pratiche per l’uso efficiente delle risorse.

Il Centro Studi del CNI rileva, peraltro, che dei 200 miliardi di euro stanziati dal PNRR, quasi 94 miliardi sono destinati ad investimenti che richiedono una elevata intensità di competenze in ingegneria. Possono essere citate misure quali: Transizione 4.0 (per cui sono stati stanziati 13,97 miliardi di euro), Ecobonus e Sismabonus 110% (13,81 miliardi di euro), trasporto locale sostenibile (8,58 miliardi di euro), investimenti nella rete ferroviaria (24,77 miliardi di euro), interventi per la riduzione del rischio idrogeologico (2,49 miliardi di euro), Piani urbani integrati (2,92 miliardi di euro), nuovi impianti di gestione dei rifiuti (1,5 miliardi di euro) ed altri interventi ancora.

Il PNRR appare, così, come un piano di vaste proporzioni finalizzato a realizzare e rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali del Paese nel segno esclusivo della sostenibilità ambientale.

Facile da enunciare, però, il principio della sostenibilità ambientale rivela non poche complessità: conciliare tecnica e tutela delle risorse non è semplice.

L’indagine condotta dal Centro Studi CNI fornisce almeno due informazioni interessanti: la prima su quanto i professionisti si sentano partecipi del generale processo di investimenti per la sostenibilità, alimentato di recente dal PNRR e dall’altro quali strumenti e quali strategie possono essere messi in campo per alimentare la cultura della sostenibilità.

Molti tra gli intervistati ritengono che la categoria professionale mostri ancora poca familiarità e sensibilità verso i temi della tutela ambientale e della sostenibilità. Oltre l’80% degli intervistati, infatti, è di questa opinione, esprimendo un atteggiamento piuttosto critico. Se però la domanda viene proiettata sulla singola esperienza professionale, la situazione cambia considerevolmente: ben il 28% degli ritiene di promuovere molto la sostenibilità ambientale in ambito lavorativo a cui si aggiunge il 47% di chi ritiene di promuoverla abbastanza.

La verità tra un atteggiamento piuttosto critico nei confronti dei colleghi e la diffusa opinione sulla sensibilità personale verso i temi della sostenibilità sta forse nel mezzo. In sostanza sembra emergere un approccio ancora piuttosto fluido alla sostenibilità ambientale da parte degli ingegneri, tra i quali un atteggiamento veramente convinto a pratiche green appare ancora appannaggio di pochi, con un percorso virtuoso ben individuato ma ancora da rafforzare.

Un ulteriore aspetto da sottolineare è che solo il 44% degli intervistati ha indicato di sentirsi protagonista delle dinamiche che il PNRR potrà innescare. Il restante 56% del campione pensa l’esatto contrario anche perché pensa che la campagna di intervento annunciata possa risolversi in vuoti slogan o tenere ai margini le professioni tecniche.

Come interpretare questi orientamenti permeati da un diffuso senso di sfiducia?

Anche attraverso una lettura superficiale del PNRR, appare evidente come siano previsti in prevalenza interventi per la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali e quindi interventi in cui proprio le professioni tecniche saranno chiamate a svolgere un ruolo determinante. Sembra emergere dalle risposte, invece, una sfiducia di fondo che va ben oltre questo stato di fatto.

Proprio per questi motivi e per ribaltare questo scenario, può rivelarsi utile rendere maggiormente partecipi le diverse categorie di professionisti al dibattito, al confronto ed alla maggiore conoscenza dei temi della sostenibilità. Non far percepire il PNRR come un piano distante dalle reali aspettative dei professionisti è un punto su cui, almeno per i prossimi mesi, sarebbe utile lavorare attraverso incontri informativi, divulgativi e di confronto.

Ciò sembra coerente con le risposte fornite dagli intervistati, i quali hanno segnalato che gli strumenti più utili per una più efficace partecipazione dei professionisti alla transizione ecologica sono la formazione sui temi specifici della sostenibilità (52,8%) e la capacità delle strutture di rappresentanza, come il CNI, di fare in modo che gli ingegneri e le figure tecniche vengano considerati referenti della complessa partita che è in atto (39,7%).

Le risposte ottenute appaiono particolarmente interessanti e, per alcuni aspetti, piuttosto originali.

La formazione continua resta, nell’opinione dei professionisti, un formidabile strumento per rafforzare le competenze tecniche e per orientarsi in un dibattito articolato che presenta per molti professionisti una importante opportunità di lavoro.

Particolarmente interessante è, inoltre, l’idea che le strutture che rappresentano le professioni tecniche possano avere un ruolo importante nel definire correttamente il perimetro in cui i professionisti possono muoversi. Si tratta di un atto di delega importante che probabilmente è anche il riconoscimento di quanto fatto negli ultimi anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, da molti Consigli e Collegi professionali su alcuni importanti temi, a cominciare ad esempio da quello dei Superbonus 110% ed in tema di efficientamento energetico. Proprio tali strutture di rappresentanza vengono viste in grado di alimentare il dibattito sui molti temi che in questo momento si intrecciano tra tecnica e sostenibilità ambientale.

Ma lo studio lascia emergere ulteriori spunti interessanti. Chiara è infatti la visione degli ingegneri sulle priorità di intervento che possono garantire al Paese di imboccare in modo più netto la strada della tutela ambientale e della sostenibilità.

Tra le priorità di intervento gli ingegneri hanno individuato:

  • la realizzazione di impianti innovativi di gestione e smaltimento dei rifiuti;
  • la realizzazione di impianti di energia rinnovabile innovativa;
  • l’efficientamento energetico degli edifici pubblici;
  • gli investimenti in infrastrutture idriche per il minore spreco e dispersione di acqua;
  • gli investimenti per la riduzione del rischio idrogeologico.

I dati appaiono quasi sorprendenti, in quanto ad esempio i Superbonus 110% per l’efficientamento energetico e per la messa in sicurezza degli edifici residenziali occupano solo il settimo posto in una lista di 15 priorità indicate dagli ingegneri. Gli intervistati sembrano avere dato maggiore peso agli interventi più urgenti rispetto ad altre opzioni, pur importanti, quali i progetti di rigenerazione urbana o i processi di digitalizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione.

Emerge dunque un quadro composito ed un lungo percorso ancora da compiere.

L’approccio degli ingegneri, così come appare in questo momento, sembra improntato a cogliere molte delle sfide in atto, anche se non mancano momenti in cui la categoria non si ritiene pienamente partecipe al processo di cambiamento ed al dibattito messo in campo negli ultimi mesi. Occorre pertanto un processo di lenta maturazione che certamente non mancherà, anche perché le basi di tale cambiamento sembrano essere state già ampiamente poste in essere.