Cala l’abusivismo edilizio nel nostro Paese. Nel 2020 le abitazioni illegali risultano essere 17,1 ogni 100, in calo di 2,8 punti percentuali se si considera il dato cumulativo degli ultimi tre anni. E’ quanto emerge dalla relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile resa nota dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

 L’indice di abusivismo edilizio (ABE), com’è noto, esprime una misura diretta del deterioramento del paesaggio e costituisce un’approssimazione del fenomeno del consumo di suolo. Da un corretto equilibrio nel rapporto di forza fra interessi pubblici e privati dipendono sensibilmente, infatti, il benessere collettivo e la coesione delle comunità locali.

 Dalla lettura del documento si evince come si sia assistito anche a una riduzione delle abitazioni legali, la quale, a parità di ogni altra condizione avrebbe determinato un aumento dell’ABE pari a 0,9 punti. Di conseguenza, la flessione dell’indice nel 2020 è interamente dovuta alla riduzione delle abitazioni illegali che, in quanto maggiore in termini percentuali rispetto a quella delle legali, ne ha più che compensato il contributo. La caduta di entrambe le componenti può essere parzialmente spiegata dal contesto pandemico che ha interessato il settore dell’edilizia e delle costruzioni sia in relazione al fermo temporaneo delle attività produttive che ai successivi interventi di natura emergenziale, tra i quali la proroga della validità dei titoli abilitanti per il settore dell’edilizia e delle attività connesse. L’estensione della durata di tali permessi potrebbe aver contribuito indirettamente alla marcata riduzione del numero di abitazioni legali autorizzate nel 2020, differendo nel tempo le nuove richieste.

 Considerando la ripartizione geografica dell’indicatore, si assiste ad una grande frammentazione del fenomeno dell’abusivismo. I valori più elevati si registrano al Sud ed Isole (rispettivamente 44 e 43%), mentre nel Nord-Ovest e Nord-Est quelli più bassi (4,9%). Il Centro sta nel mezzo (17,1%). Comunque sia, nel 2020 tutte le macroaree hanno registrato una riduzione dell’indicatore, di maggiore entità nelle Isole dove la contrazione è stata pari a 1,1 punti percentuali in valore assoluto. Le circostanze legate alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, che potrebbero aver contribuito alla riduzione dell’indice, sembrano essersi riverberate in modo pressoché uniforme sul territorio, lasciando sostanzialmente inalterati i differenziali tra le diverse ripartizioni.