Una analisi accurata del mercato del lavoro e della situazione reddituale

L'Istat ha presentato un'analisi del mercato del lavoro e dei redditi basata su una gamma di  informazioni dettagliate e integrate relative allo stato occupazionale raccolte attraverso la rilevazione delle forze di lavoro nel biennio 2020-2021 con una media di circa 500.000 interviste per anno. Tali interviste sono state analizzate insieme alle informazioni sui redditi e alle misure di sostegno provenienti dai registri statistici e dalle fonti amministrative disponibili.

Durante la crisi pandemica, la mediana del reddito da lavoro lordo è diminuita del 10% tra il 2019 e il 2020, con cadute maggiori nei due quinti di reddito equivalente più bassi. Tuttavia, grazie all'intervento pubblico voluto dal Governo Conte, la mediana del reddito disponibile si è ridotta solo del 3%, mentre è aumentata del 5% nel primo quinto di reddito equivalente, a causa della maggiore incidenza delle misure di sostegno tra le fasce economicamente più svantaggiate.

Nel 2021, il numero di occupati, dopo il crollo a causa delle restrizioni, è aumentato di 128.000 unità rispetto al 2020, ma è ancora di circa 600.000 unità al di sotto del valore pre-pandemia (2019). Il tasso di occupazione è del 58,2% (+0,7 punti percentuali rispetto al 2020), con maggiori aumenti nei primi due quinti di reddito equivalente (rispettivamente +1,8 e +1,7 p.p.).

Le misure esistenti unitariamente a quelle introdotte nel corso del 2020 hanno attenuato significativamente l'impatto della crisi economica. Nel complesso, circa 11,5 milioni di famiglie (poco meno della metà del totale) hanno ottenuto almeno un trasferimento nel 2020, mentre nel 2021 sono state sostenute 6,9 milioni di famiglie (il 26,8% del totale). Tra le famiglie beneficiarie, il 69,7% ha percepito esclusivamente sussidi legati all'attività lavorativa (indennità per lavoratori autonomi e atipici, Cassa integrazione guadagni (CIG), Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI) e bonus baby-sitting), il 23,8% solo sussidi di contrasto alla povertà (Reddito e Pensione di Cittadinanza (RdC), Reddito di emergenza (REM)), e il 6,5% entrambe le tipologie.

Analizzando le principali misure, nel 2021 si stima che il 19% dei lavoratori dipendenti del settore privato extra-agricolo abbia utilizzato la CIG, in diminuzione rispetto al 46,2% del 2020, ma circa cinque volte il valore pre-pandemia (2019). Forti concentrazioni si sono osservate, invece, nei settori degli alberghi e ristoranti (oltre il 50% nel 2021), dei servizi alla persona e delle costruzioni (circa un terzo). Nel 2021 e rispetto alla distribuzione del reddito, la percentuale di percettori di CIG è risultata leggermente maggiore nei due quinti più poveri (oltre il 20%).

Secondo le statistiche dunque, nel 2021 si è osservata una ripresa del mercato del lavoro rispetto all'anno precedente, in cui si era registrato un crollo dell'occupazione a causa della crisi pandemica. Tuttavia, la ripresa non è stata omogenea, ma essa si è concentrata principalmente sui lavoratori a tempo determinato nelle classi di reddito medio-basse. Conseguentemente a questo incremento si è ridotta la platea dei beneficiari delle misure di sostegno al lavoro, dipendente e autonomo. Inoltre, nel 2021, i destinatari di tali sussidi sono più concentrati nei quinti di reddito equivalente più bassi e nelle famiglie con grado di incertezza del reddito più elevato, segnalando come la fruizione dei sostegni si è orientata verso i segmenti più marginali del mercato del lavoro. La fruizione dell’indennità da parte dei lavoratori indipendenti, una categoria ancora in decrescita nel 2021 rispetto al periodo pre-pandemia, sembra aver contenuto la loro uscita dal mercato del lavoro.

Infatti ad esempio, le famiglie che ricevono il Reddito di Cittadinanza (RdC) hanno una minore partecipazione al mercato del lavoro rispetto a quelle che beneficiano del Reddito di Emergenza (REM), sebbene entrambe le misure siano rivolte ai segmenti più vulnerabili della popolazione.

Le famiglie che ricevono il REM sono composte più frequentemente da cittadini non italiani e presentano tassi di attività più alti, coerentemente con il disegno della misura che mira a sostenere la partecipazione al mercato del lavoro. Tuttavia, data la natura emergenziale del REM e l'assenza di un percorso di inclusione lavorativa, la fruizione di questa misura risulta meno "persistente" rispetto al RdC nel corso dei due anni considerati. 

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