“La cultura della sicurezza non si improvvisa. Non è solo questione di risorse. Evidentemente il Superbonus 110% è molto attrattivo perché il cittadino può misurare un vantaggio economico immediato. Se pensiamo al tema della sicurezza sismica, però, il discorso è diverso. Qui serve operare affinché tutti possano avvertire la necessità di garantire la sicurezza delle abitazioni di tutti noi”. Così il Ministro Roberto Cingolani, Ministro della transizione ecologica, che è intervenuto stamattina alla Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, organizzata dalla Fondazione Inarcassa e dai Consigli Nazionali di Ingegneri e Architetti. Cingolani ha anche sottolineato la necessità di approntare un catasto digitale.

 Tra gli ospiti intervenuti, Fabrizio Curcio, Capo della Protezione Civile, che ha detto: “Dopo due anni di pandemia c’è la percezione che problemi quali incendi, alluvioni, crolli come l’ultimo caso di Ravanusa e terremoti non esistano più. Invece restano lì in tutta la loro gravità. Non possiamo aspettare, come al solito, la prossima emergenza. Oggi c’è una novità molto importante. I fondi messi a disposizione dal Pnrr sono ingenti e senza precedenti. Non abbiamo più l’alibi della mancanza di risorse. Serve un piano di intervento basato su una linea unitaria che ci consenta di investire al meglio le risorse economiche disponibili”.

 Per Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, “il Superbonus 110% va nella direzione della crescita, dell’occupazione e della sostenibilità ambientale. Il Superbonus è il booster della crescita”. Prima degli esponenti politici sono intervenuti i Presidenti degli organismi organizzatori dell’evento. Giuseppe Santoro, Presidente di Inarcassa, ha sottolineato la necessità di fare fronte comune e che per ottenere successo nella prevenzione sismica serve totale sinergia tra tutti i soggetti della filiera del costruire. Per Franco Fietta, Presidente della Fondazione Inarcassa, l’obiettivo è quello di rendere il rischio dei terremoti ad un livello trascurabile. C’è bisogno, a suo avviso, di modifiche legislative in grado di ottimizzare gli strumenti a disposizione. Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, ha sottolineato come il nostro patrimonio edilizio non sia in grado di resistere ad eventi di una certa forza. Serve, dunque, una strategia di intervento forte. Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, infine, ha affermato che un piano di prevenzione sismica ha bisogno di molti anni per essere realizzato e che al termine di esso sarebbe opportuno arrivare ad una forma di obbligatorietà della messa in sicurezza delle abitazioni. Nel frattempo si può puntare su misure soft, quali ad esempio il certificato di sicurezza dell’immobile.

 Nel corso della successiva tavola rotonda Francesco Estrafallaces ha presentato un documento del Centro Studi CNI sugli incentivi relativi al Sismabonus. Il Superecobonus con detrazioni fino al 110% ha dato una “spinta” senza precedenti agli interventi per l’efficientamento energetico degli edifici. La spesa per Superecobonus 110% si è attestata al 31 novembre 2021 a 11,9 miliardi di euro, il che permette di stimare che il 2021 potrebbe chiudersi con una spesa complessiva per Superbonus (Superecobonus e Supersismabonus) intorno ai 15 miliardi di euro. Diverso, invece, il discorso sul Sismabonus che, pur strategico (tanto e forse più dell’Ecobonus), riesce a suscitare l’interesse di una ristretta minoranza di persone e negli anni ha comunque generato livelli di spesa decisamente più ridotti rispetto all’Ecobonus. Almeno fino allo scorso anno, dai dati sulle detrazioni fiscali, stimiamo una spesa nell’ordine dei milioni di euro, a fronte di una media di 3,5 miliardi di euro per Ecobonus ordinario. Il 2021 è stato tuttavia un anno di svolta anche per il Sismabonus sia nella forma ordinaria che nella forma delle detrazioni al 110% che hanno evidentemente attratto un numero di proprietari di immobili più elevato rispetto agli anni passati. Fino a settembre 2021 l’Agenzia delle Entrate riportava una spesa per sisma bonus ordinario pari a 442 milioni di euro e una spesa per Supersismabonus 110% pari a quasi 1,4 miliardi di euro, cifre mai registrate prima (ricordiamo che negli anni precedenti non si erano quasi mai superati i 100 milioni di euro).

 Nonostante questo deciso “balzo in avanti” anche per il Sismabonus, resta un sostanziale differenziale di spesa rispetto all’Ecobonus che non può essere spiegato solo dal fatto che la platea di potenziali utenti di interventi contro il rischio sismico è più ridotta rispetto alla platea interessata oggi da interventi per l’efficientamento energetico. La differenza spiega molto dell’atteggiamento del Paese nei confronti del rischio sismico, della scarsa percezione del rischio, della non ancora sufficiente azione delle Istituzioni nonostante molte iniziative siano state intraprese negli ultimi anni. Tutto lascia pensare che occorre portare avanti in modo organico un’azione di sensibilizzazione della popolazione ad intervenire sulla messa in sicurezza delle strutture, ovunque nel Paese. Un intervento capillare ed estensivo di messa in sicurezza sarebbe oggi fattibile proprio alla luce dei dati incoraggianti diffusi dall’Agenzia delle Entrate a settembre 2021. Va ricordato che dal 1968 (terremoto del Belice) ad oggi gli eventi sismici più gravi hanno causato almeno 5.000 vittime ed una spesa pubblica annua per ricostruzione di 2,2 miliardi l’anno. Il Centro Studi del CNI stima che il patrimonio edilizio maggiormente esposto a rischio sismico in Italia sia pari a 12,180 milioni di abitazioni, di cui 653.321 nella zona sismica 1 e 3.761.248 nella Zona sismica 2. Si stima che gli interventi di messa in sicurezza nelle zone 1 e 2 possano generare costi per 35 miliardi di euro su un totale di 93 miliardi di euro stimati necessari per intervenire sull’intero patrimonio maggiormente esposto a rischio sismico in Italia. La spesa non supererebbe pertanto quanto già lo Stato ha dovuto spendere per le opere di ricostruzione negli ultimi 53 anni.

 Trattandosi di una spesa ampiamente “finanziata” dallo Stato attraverso le detrazioni fiscali, il disavanzo complessivo stimato per lo Stato sarebbe stimabile in almeno 1,3 miliardi di euro che è però meno della metà del contributo al Pil da parte di Sismabonus ordinario e Supersismabonus 110%. Poiché il Centro Studi ritiene che la generazione di valore e di “reddito” sia maggiore rispetto al disavanzo di dello Stato, è verosimile pensare che nel medio periodo i benefici attivati dal Superbonus e, quindi anche dal Supersismabonus siano maggiori rispetto ai costi che ricadono sulla collettività e sul bilancio dello Stato. Questo fa pensare che entro specifici limiti temporali l’”effetto disavanzo” dello Stato potrebbe essere considerato sostenibile, cioè “affrontabile” nel tempo senza che esso generi shock sul bilancio dello Stato ed in particolare sul debito pubblico.