In tutti i settori produttivi sta diventando forte la presenza di sempre più donne, il contributo professionale che esse stanno dando alla crescita economica e sociale del paese è infatti ormai determinante. Nonostante esista ancora un consistente divario di genere, le donne nel 2020 sono state circa 165 mila in più rispetto al dato registrato del 2010, con una crescita sostenuta interrotta solamente in seguito alla crisi pandemica del 2020.

Conseguentemente i colleghi maschi hanno registrato una crescita meno marcata rispetto alle colleghe e un calo, oltre che nel 2020, anche nel 2019 e nel 2014 rispettivamente del -2,5% e del -2,2%, tale calo è stato determinato da molti fattori. I dati rimangono però poco omogenei con delle differenze molto accentuate tra Centro, Sud e Nord, infatti secondo l’osservatorio delle libere professioni la crescita maggiore delle donne del comparto libero professionale è stata a carico del Centro Italia, dove dal 2011 al 2019 le libere professioniste sono aumentate del 50,9%.

Tale dato è coerente con i numeri elaborati dal Centro Studi del CNI dove si calcola che in Italia ci siano circa 174.900 donne in possesso di un titolo di laurea in ingegneria, pari al 18,6% del totale dei laureati in ingegneria. Inoltre un altro dato incoraggiante è che anche in Italia si stanno raggiungendo i livelli europei di parità di genere in quanto, secondo i dati relativi alle donne nell’ingegneria e nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Maths) a livello internazionale, nel 2019 la quota di donne che ha conseguito una laurea in ingegneria o in architettura è stata pari al 28,1%, una percentuale superiore alla media europea (25%) e a quella di paesi come Germania, Francia, Gran Bretagna, Austria, Belgio e Olanda.

Questa accelerazione rappresenta sicuramente la risposta migliore che il paese ha dato ai partner europei in tema di professionalità al femminile; purtroppo restano ancora delle differenze sostanziali nel cosiddetto gap salariale, tale differenza è anche legata allo storico problema italiano della scarsa remunerazione del lavoro, in quanto l’Italia resta sempre agli ultimi posti per quanto riguarda il rapporto tra salari medi e costi della vita abnormi. Nello specifico una laureata in Ingegneria industriale o dell’informazione guadagna mediamente, a 5 anni dalla laurea, poco più di 1.700 euro mensili, contro gli oltre 1.850 dei colleghi uomini (7,6% in meno rispetto agli uomini). Più ampio invece il gap all’interno del gruppo “Ingegneria civile/Architettura” in cui a fronte di un valore medio pari a 1.644 euro netti al mese rilevato tra gli uomini, il corrispondente valore tra le donne è appena superiore ai 1.400 euro, ossia il 13,9% in meno.