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“Bisogna evitare che i bonus edilizi perdano credibilità come accadde negli anni '70 agli aiuti allo sviluppo”. Con queste parole, trapelate informalmente dalla cabina di regia sulla Legge di Bilancio, Mario Draghi avrebbe replicato alle obiezioni di chi tra i rappresentanti della maggioranza gli chiedeva di evitare eccessivi controlli sul Superbonus, per non appesantire la misura.

E dunque a tal proposito il Governo ha messo a punto un decreto ad hoc, con l’obiettivo di contrastare i “comportamenti fraudolenti”. Nel provvedimento, di prossima pubblicazione, una serie di misure per rendere più stringenti ed efficaci i controlli, soprattutto tributari, sugli interventi in edilizia che beneficiano degli incentivi. Ecco alcuni punti:

- sarà esteso l’obbligo del visto di conformità anche nel caso in cui il Superbonus 110% sia utilizzato dal beneficiario in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi. L’obbligo del visto di conformità non sussiste se la dichiarazione è presentata direttamente dal contribuente, attraverso l’utilizzo della dichiarazione precompilata predisposta dall’Agenzia delle entrate, ovvero tramite il sostituto d’imposta che presta l’assistenza fiscale (per tali dichiarazioni, infatti, l’Agenzia delle entrate può già effettuare controlli preventivi sulla dichiarazione presentata). Al momento, invece, il visto è richiesto solo nel caso di opzione, in luogo della fruizione diretta del Superbonus 110%, per la cessione del credito o per lo sconto in fattura;

- sarà esteso l’obbligo del visto di conformità anche in caso di opzione per la cessione del credito/sconto in fattura relativa alle detrazioni fiscali per lavori edilizi di cui al comma 2 dell’articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (diversi da quelli che danno diritto al Superbonus 110%).

Gli articoli 121 e 122 del decreto-legge n. 34 del 2020 prevedono, in alternativa all’utilizzo diretto della detrazione o del credito d’imposta, che il beneficiario possa optare per la cessione del credito o anche per lo sconto in fattura. Ai fini dell’esercizio dell’opzione per la cessione del credito, ovvero per lo sconto in fattura, è necessario che l’originario beneficiario dell’agevolazione invii, anche attraverso un intermediario abilitato, un’apposita comunicazione telematica all’Agenzia delle entrate dell’avvenuta cessione del credito e che il cessionario confermi l’accettazione del credito stesso su un’apposita piattaforma resa disponibile dall’Agenzia delle entrate. I crediti di cui trattasi possono essere ceduti più volte; anche per le successive cessioni sono previsti l’invio della suddetta comunicazione e la relativa accettazione.

Sul tema il decreto prevede una serie di nuove potestà in capo all’Agenzia delle entrate:

- l’Agenzia potrà possa sospendere, fino a trenta giorni, l’efficacia delle suddette comunicazioni delle cessioni, anche successive alla prima, e delle opzioni che presentano profili di rischio, ai fini del controllo preventivo della correttezza delle operazioni.

- potrà operare in tempi più rapidi con attività di accertamento e di recupero delle imposte, tributi, importi e contributi.

In buona sostanza siamo di fronte all’ennesima puntata di una storia tutta italiana: abbiamo una misura coraggiosa e progressivamente migliorata, abbiamo un comparto che si attiva e risorse che iniziano a circolare, abbiamo cittadini, imprese e professionisti che ci credono, nonostante le iniziali perplessità, ed abbiamo – come sempre – qualche “furbetto del cappottino” che guasta la festa e consegna un inaspettato pretesto a chi intende impallinare i bonus fiscali in edilizia.

Il punto nodale sono in realtà le risorse messe a disposizione con i precedenti provvedimenti, rapidamente prosciugate per la grande popolarità che sta assumendo la misura “Superbonus”. La cassa è quasi vuota e sulle proroghe il Governo va avanti con non poche titubanze: scadenze serrate per i lavori, differenziazioni, nuovi vincoli, illogiche soglie Isee.

Con questa ulteriore stretta sui controlli, ed il perenne spauracchio della temibile Agenzia delle entrate, si punta alla solita battaglia psicologica tra Stato controllore, cittadini e sistema produttivo con l’obiettivo di disincentivare il ricorso ad alcuni benefici pur di ridurre, indirettamente, gli investimenti centrali sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare degli italiani.