Prima dell’inizio del conflitto in Ucraina , nonostante ci fossero già stati alcuni segnali di decrescita causati da aumenti indifferenziati di molte materie prime, secondo le rilevazioni ISTAT di febbraio 2022 si è riscontrata una netta crescita degli occupati, associata alla diminuzione sia dei disoccupati che degli inattivi. Confrontando il trimestre dicembre 2021-febbraio 2022 con quello precedente (settembre-novembre 2021), il livello di occupazione è risultato più elevato dello 0,4%, per un totale di 100mila occupati in più.

 

La crescita dell’occupazione, che si è registrata nel confronto trimestrale, è stata accompagnata alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,3%, pari a -98mila unità) e degli inattivi (-0,7%, pari a -87mila unità).

 

Il numero di occupati a febbraio 2022 è stato superiore a quello di febbraio 2021 del 3,5% (+777mila unità) mentre Il tasso di occupazione, in un anno solare, è cresciuto di 2,6 punti percentuali, inoltre, sempre rispetto a febbraio 2021, è diminuito sia il numero di persone in cerca di lavoro (-15,0%, pari a -375mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5,3%, pari a -723mila).

 

L’aumento del dato occupazionale è sicuramente una realtà che fa ben sperare: la crescita di febbraio è stata di 81mila unità in più, pari allo 0,4%, ed ha coinvolto uomini, donne, dipendenti a termine, autonomi e lavoratori under50. In generale nonostante l’aumento degli occupati, il tasso di occupazione italiano sale al 59,6% (+0,3 punti) , il dato, infatti, risulta sia ancora basso rispetto ai partner europei, che mal distribuito a livello territoriale.

 

Incrociando le statistiche OSCE appare infatti troppo netto il divario con gli altri stati europei. la disparità più netta riguarda la disoccupazione femminile: in Italia una donna su due non lavora, solo la Grecia fa registrare un dato peggiore dell’Italia. Tenendo conto del tasso di occupazione generale, il paragone è ancora più impietoso: la Germania è ad un tasso di occupazione del 73%, mentre la media UE è del 68% quasi 10 punti percentuale in più rispetto al Bel Paese.

 

Il dato, sullo stato della disparità tra lavoratori e lavoratrici, è reso ancora più drammatico dalla cifra monstre del 25% delle ragazze con meno di trent’anni che non lavora, non studia e non cerca una occupazione. Sono 8,6 milioni in tutto in Europa le donne che si trovano in questa condizione, e un terzo di queste vive in Italia. Infine l’ultimo dato drammatico riguarda il rapporto tra salari e potere di acquisto dove l’Italia occupa il 76mo posto su 153 del mondo e ci vorranno, secondo gli analisti, dunque almeno 140 anni per colmare tale divario.