L’attuale congiuntura economica italiana, complice anche la complessa situazione internazionale, continua ad essere animata da segnali e input controversi. Secondo le statistiche ISTAT, infatti, a marzo 2022 si è avuta una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+1,7%) che per le importazioni (+1,3%), ma, nonostante i numeri incoraggianti delle esportazioni, non è arretrata la crescita dei prezzi dei prodotti energetici.

 L’aumento su base mensile dell’export è stato riconducibile all’incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+1,3%) ed extra Ue (+2,1%), Russia naturalmente esclusa. Se su base mensile le esportazioni sono cresciute più delle importazioni, su base trimestrale il dato è diverso infatti rispetto al precedente trimestre, l’export è cresciuto del 7,7%, mentre l’import ha fatto un balzo del 9,8%.

 Considerando, invece, i dati in una ottica di continuità più lunga, sempre al Marzo dell’anno in corso, l’export è cresciuto su base annua del 22,9%, con un forte aumento delle vendite sia verso l’area Ue (+23,5%) sia verso i mercati extra Ue (+22,2%). L’import ha invece fatto registrare un incremento tendenziale del 38,8%, che ha coinvolto sia l’area Ue (+23,7%) sia, in misura molto più ampia, l’area extra Ue (+61,0%).

 Analizzando i dati emerge che, tra i settori che hanno contribuito maggiormente all’aumento tendenziale dell’export italiano, si sono segnalati: metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+34,9%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+37,6%), sostanze e prodotti chimici (+26,5%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+31,8%).

 Su base annua, i paesi che hanno rappresentato i partner commerciali più importanti, diventando i driver dell’incremento dell’export nazionale sono stati principalmente gli Stati Uniti (con un aumento del 40,0%), la Francia (+21,0%), la Germania (+14,8%) e la Svizzera (+32,2%), mentre sono crollate, con un grave danno per molte aziende, del 50,9% le vendite verso la Russia.

 Nonostante questi numeri, a marzo 2022 il disavanzo commerciale è stato quantificabile a 84 milioni di euro, a fronte di un avanzo di 5.190 milioni dello stesso mese del 2021. Tale disavanzo è stato soprattutto prodotto dalle sanzioni economiche alla Russia, infatti il deficit energetico (-8.065 milioni) è stato molto più ampio rispetto a un anno prima (-2.794 milioni) incidendo sul disavanzo e andando a vanificare l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici che è stato pari a 7.981 milioni, dato che si era mantenuto in perfetto trend positivo con quanto fatto registrare a marzo 2021 (7.984 milioni).