Se la quarta rivoluzione industriale 4.0 è stata ed è tutt’ora caratterizzata dalla digitalizzazione, dal decentramento, dalla interoperabilità dei sistemi cyber fisici capaci di venire incontro in tempo reali alle esigenze produttive, l’industria 5.0 segna un ritorno non solo alla centralità dell’uomo ma soprattutto dell’ambiente, aprendo in questo modo nuove possibilità di impresa e di sviluppo sociale e tecnologico.
Già nel 2016, a ridosso dei cambiamenti determinati dalla rivoluzione digitale, la Keidanren che è la principale associazione imprenditoriale giapponese, ha presentato e sviluppato il concetto di società post-digitale chiamata “Society 5.0” oppure “industry 5.0”. Quando si parla di Industria 5.0 si fa riferimento a un modello, sia di società che di mondo imprenditoriale, che cerca di bilanciare lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi socio-ambientali, in cui le tecnologie vengono usate non solo per profitto ma anche per migliorare, sempre attraverso il fare impresa, la qualità della vita di ogni cittadino.


La pandemia del SARS-COVID-19 ha accelerato questi processi mettendo il mondo intero davanti a sfide sempre più complesse che necessitano di soluzioni immediate e con un basso margine di errore. Secondo un recente report di Confindustria, infatti, già da subito le imprese italiane composte per la maggior parte da studi professionali e PMI, verranno messe di fronte a tre tipi di sfide per la ripartenza in un mondo che solo in un anno e mezzo ha cambiato il suo volto e i suoi obiettivi strategici. Questo nuovo modello economico e sociale o la new-normal, ovvero la nuova normalità, avrà tre capisaldi: crescita digitale, crescita dimensionale e, soprattutto, sostenibilità.


Attraverso la crescita digitale le PMI e le aziende italiane in generale dovranno essere capaci di colmare quel gap che vede ancora l’Italia al 25 posto su 28 (secondo gli studi della Commissione Europea) tra i paesi che più di tutti si stanno adeguando alla economia digitale. Le nuove frontiere di impresa saranno, infatti, sempre di più “order qualifier” e per competere sul mercato bisognerà avere una maggiore efficienza operativa, garantendo sia una maggiore portata commerciale che allargando la rete di servizi offerti. La digitalizzazione infatti facilita l’apertura a nuovi canali di vendita e commercio in linea con le nuove abitudini di spesa dei consumatori e rende possibile anche la ricerca in tempo reale di partner con cui aprirsi a nuovi mercati. Per il 62% degli imprenditori italiani la capacità di innovazione digitale sarà una delle principali colonne per assicurare alle imprese l’abilità di resistere ai cambiamenti nel lungo periodo.


La crescita dimensionale, invece, riguarderà principalmente il modo attraverso il quale le imprese dovranno affrontare il loro rapporto con i mercati globali in termini di dimensione e scala. In un panorama globale e interconnesso la solidità patrimoniale delle imprese e la loro crescita sono elementi determinanti per sostenere la competitività e la capacità di investire nel mondo dell’industria 5.0. Secondo i recenti studi di sistema, lo scenario economico post pandemico sarà fatto per lo più da aggregazioni, sia temporanee che più durature, tra imprese che, compensando la gamma di servizi e prodotti offerti, saranno capaci di acquisire scala e competere sui mercati internazionali anche attraverso operazioni di finanza straordinaria come Mergers and Acquisitions (M&A) (ovvero operazioni di Fusioni e Acquisizioni) e Joint Venture.

La sostenibilità, invece, non riguarderà solamente la sostenibilità ambientale ma sarà un modo di intendere le dinamiche globali a 360 gradi. La vera sfida della new normal si giocherà sul trinomio economia-ambiente-società. La sostenibilità è un processo che proviene da lontano: già molto prima dell’emergenza sanitaria tantissime aziende di ogni settore vedevano la sostenibilità come quell’elemento differenziante capace di portare vantaggio competitivo nel business. Sostenibilità ambientale significa prima di tutto, focalizzarsi sull’organizzare le attività economiche in equilibrio con l'ambiente circostante. Già da tempo sia le aziende che i mercati, infatti, si sono attivati per ridurre l’impatto ambientale delle loro attività e per una azienda su tre una delle mission da perseguire è il miglioramento della reputazione nei confronti dei Clienti e fornitori che vedono nell’attitudine “green” un elemento determinante nelle scelte. Le PMI italiane dovranno, inoltre, predisporsi a ridurre sempre di più gli sprechi e investire in nuovi modelli operativi/ organizzativi più snelli ed efficienti a supporto di una crescita aziendale più sostenibile e duratura. Il modello operativo e dimensionale della impresa nel breve futuro dovrà essere incentrato su piani volti a ridurre l’impatto delle loro attività, attraverso l’utilizzo di infrastrutture e modalità di lavoro a basso consumo.


Queste sfide rappresentano un modello di sviluppo e di società 5.0 con cui, ben presto, ogni studio professionale e ogni PMI italiana dovrà confrontarsi. Il cambiamento è tra di noi e, per ripartire in sicurezza e solidità, le nuove sfide della new normal sono un treno che non bisognerà perdere.