E’ corsa all’abilitazione professionale per i nuovi ingegneri. I numeri sono eclatanti: si è passati dagli 8.512 del 2019 ai 16.146 del 2020 (di cui 14.623 nella sezione A e 1.523 nella sezione B). Cresce notevolmente, quindi, il numero dei laureati coinvolti: ha conseguito l’abilitazione alla professione di ingegnere oltre la metà dei potenziali candidati, mentre negli ultimi anni la corrispondente quota aveva subito un costante e progressivo calo passando dal 41,3% del 2013 al 26,9%, minimo storico, del 2019.
E’ quanto emerge dal consueto rapporto pubblicato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, secondo il quale è stata soprattutto la semplificazione delle prove di esame di Stato, avvenuta in seguito alla pandemia, a portare al boom degli abilitati alla professione di ingegnere. La tendenza si conferma anche per quel che riguarda gli “ingegnere iunior”: hanno sostenuto l’Esame di Stato in numero decisamente superiore rispetto agli anni precedenti e la quota di abilitati iuniores in rapporto ai laureati è passata dall’1,9% del 2019 al 4,5% del 2020.
Il Presidente del CNI Armando Zambrano spiega così il fenomeno: “Il boom di abilitazioni professionali rilevato con le procedure semplificate del 2020 lascia supporre che le prove dell’Esame di Stato costituiscano un ostacolo all’esercizio della professione più mentale che reale. Non è tanto la difficoltà oggettiva delle prove a tenere i laureati lontani dall’abilitazione, quanto piuttosto l’idea di dover affrontare un nuovo sforzo alla fine di un percorso di studi complesso e faticoso. In questo senso, l’introduzione di percorsi di laurea magistrali abilitanti anche per la professione di Ingegnere, con un periodo di tirocinio professionalizzante integrato nel corso di studi, può svolgere un ruolo strategico nel tentativo di avvicinare all’Albo i laureati magistrali dei settori industriale e dell'informazione, solitamente restii a conseguire l'abilitazione”.
Da Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI, però, arriva un campanello d’allarme. “Al rinnovato interesse per l’acquisizione dell’abilitazione professionale non corrisponde ancora un sensibile incremento delle iscrizioni all’Ordine. Degli oltre 14mila abilitati alla professione di ingegnere del 2020, solo 5mila circa risultano iscritti all’albo a fine 2021, un numero più elevato di quello registrato negli anni precedenti, ma non nelle dimensioni che ci si poteva attendere. Per questo è necessario che il nostro sistema ordinistico dia una risposta forte. Si tratta di un’ottima occasione per ovviare a quella sorta di baco/buco rappresentato da quei professionisti che ancora non riusciamo ad intercettare”.
Il dato eclatante del trend certificato dal rapporto del Centro Studi è costituito dal fatto che il numero più consistente di abilitati (circa la metà del totale) appartiene al settore industriale. In forte aumento anche il numero di ingegneri del settore dell’informazione, da sempre i meno propensi all’abilitazione, pari a oltre il 10% degli abilitati. L’ormai consolidata prassi che voleva l’Esame di Stato prerogativa essenzialmente degli ingegneri del settore civile ed ambientale sembra possa essere messa in discussione.
L’occasione di poter svolgere un minor numero di prove rispetto agli Esami di Stato tradizionali è stata colta indistintamente in tutto il territorio nazionale, soprattutto negli atenei del Nord Italia che hanno visto più che raddoppiare il numero di abilitati. Inoltre, è abbastanza verosimile che, trattandosi di prove sostenute a distanza e non in presenza, si siano accentuati i flussi dei candidati verso gli atenei ritenuti meno ostici.
Passando ai dati sul tasso di successo dei candidati agli Esami di Stato, nel 2020 ha conseguito l’abilitazione oltre il 91% dei candidati, contro l’85% del 2019. Il tasso migliora sensibilmente anche tra gli ingegneri iuniores: su 100 candidati, circa 82 hanno conseguito l’abilitazione, contro i 78 rilevati nel 2019. Le ottime performance coinvolgono soprattutto gli ingegneri industriali (94,2% di abilitati) e quelli dell’informazione (92,2%), mentre gli ingegneri civili ed ambientali si confermano, così come gli scorsi anni, quelli che incontrano qualche difficoltà in più, con la quota di abilitati che si riduce all’87,8%.
L’opportunità di poter svolgere gli Esami di Stato in modalità semplificata ha costituito un forte elemento di richiamo anche per gli Architetti e le altre figure attinenti alla ex facoltà di Architettura (Conservatore dei beni architettonici ed ambientali, Paesaggista e Pianificatore territoriale). Nel 2020 hanno sostenuto l’Esame di Stato oltre 10mila laureati, quasi il 70% in più rispetto all’anno precedente. In dettaglio, il numero di abilitati è più che raddoppiato tra gli Architetti (6.713 contro i 3.251 del 2019) e addirittura quasi triplicato tra i Paesaggisti (110 abilitati a fronte dei 44 del 2019) e i profili iuniores degli Architetti (464 laddove nel 2019 erano stati 171) e dei Pianificatori (40 contro 12). Margini di crescita ridotti si rilevano invece per i Pianificatori (134 nel 2019, 188 nel 2020), mentre resta invariato il numero di Conservatori dei beni architettonici e ambientali (appena 4).