La pandemia ha mutato notevolmente il volto della medicina, cambiando anche le dinamiche di approccio alla malattia e alla cura. La medicina digitale, l’assistenza in remoto, l’integrazione tra prevenzione e machine learning sono di fatto entrati nel vocabolario della tutela della salute 5.0.

Gli impatti sul mercato del lavoro di questa rivoluzione strutturale sono stati analisi di una ricerca dell’istituto EY parte del gruppo Manpower; l’analisi, integrando gli algoritmi con le mutazioni del mondo del lavoro ha confrontato tre elementi per tracciare un quadro delle figure che servono alla sanità digitale:  l’esame dei driver di cambiamento (megatrend) che impatteranno sul mercato del lavoro nei prossimi anni; l’acquisizione strutturata di pareri di esperti mediante workshop; infine la “viralizzazione” di un game digitale (chatbot) rivolto ad una platea allargata di esperti del mercato del lavoro e operatori del settore, volto ad ampliare la base dati.

Lo studio ha posto come obiettivo gli andamenti e le fluttuazioni del mercato del lavoro fino al 2030, stabilendo i trend delle professioni sanitarie non mediche, determinando le competenze che serviranno e mettendo a fuoco quelle abilità che ne definiscono lo sviluppo, generando previsioni quanto mai accurate riguardo la loro evoluzione.

Inoltre lo studio ha anche il fine di offrire nuovi strumenti analitici a supporto di stakeholder pubblici e privati, per ripensare gli investimenti in istruzione e formazione, così come l’accesso a risorse di medio e lungo periodo per il recupero della capacità competitiva dei settori strategici.

Le implicazioni sulle fluttuazioni della domanda nel mercato del lavoro sono state così chiarite da una nota di Andrea D’Acunto, People Advisory Services Leader di EY in Italia: “Dall’analisi condotta in questo specifico approfondimento si stima, per tutte le professioni oggetto di indagine, che la domanda di lavoro sarà in crescita in media del 4,4%. In aggiunta, il nostro modello ha stimato un incremento significativo della complessità della articolazione e composizione dello skillset di queste professioni, pertanto ci sarà una maggiore difficoltà di reperimento delle risorse, con una media stimata al 2030 per le professioni oggetto di questo approfondimento del 51,2%, in crescita rispetto al 43,6% al 2021. Tale difficoltà sarà accompagnata da un significativo incremento del disallineamento (mismatch) fra le competenze possedute dagli occupati e quelle richieste per lo svolgimento delle professioni in esame, previsto in crescita dal 22,1% al 26,7%. In questo contesto, sarà dunque fondamentale aumentare gli investimenti in formazione, specialmente in quelle competenze definite come life long, per far fronte alle sfide del mondo del lavoro e coglierne opportunità di crescita e sviluppo”.

Nello specifico i dati più importanti riguardano gli ingegneri biomedici che, stando alle previsioni, vedrebbero incrementare sostanzialmente la domanda di lavoro il cui aumento è stimato su un valore del 9,2% entro il 2030, mentre , i Tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica crescerebbero del 7,5% e gli Ingegneri in telecomunicazioni intorno al 7%.

L’utilizzo di algoritmi per spiegare le fluttuazioni della domanda di lavoro, ha permesso di analizzare sia la domanda di lavoro che la quantità attuale di forza lavoro occupata nelle singole professioni, arrivando alla definizione di una vera e propria mappa di rischio-opportunità, che permette di evidenziare graficamente le aree di rischio e opportunità occupazionale legate alla stima dell’evoluzione della domanda di lavoro e attuale forza lavoro occupata. Da questa mappa si piò vedere anche visivamente di quanto cresca esponenzialmente la richiesta di ingegneri biomedici, la cui difficoltà di reperimento crescerebbe del 168% in circa 8 anni:

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Questo aumento deve anche fare riflettere il mondo accademico nel momento in cui vanno rimodulate professionalità e formazione al mercato del lavoro. Essendo il capitalismo una relazione sociale altamente adattabile ai cambiamenti strutturali anche se repentini, è opportuno ripensare il mondo dinamicamente nelle sue varie fluttuazioni dimensionali.

Cambiando infatti anche il mondo, mutano anche le skill e le competenze in quanto l’aumento della complessità degli skillset è legata all’effetto che l’ingresso di dinamiche del tutto nuove all’interno del mondo del lavoro. Tale ingresso comporta in termini di disallineamento fra le competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste per lo svolgimento della professione.

Anche questa dinamica è stata oggetto dello studio; nel modello che ne è scaturito, infatti, si prevede che da qui al 2030 gli operatori sanitari non medici, se non opportunamente formati, saranno soggetti a dinamiche di disallineamento tra la loro professionalità e la necessità di soluzioni spendibili sul mercato nel lavoro.

Questo fenomeno riguarderà in maniera più significativa le competenze degli ingegneri biomedici e bioingegneri, per cui tale valore passerà dal 18% nel 2021 al 39% nel 2030 (con un aumento del 117%), seguiti dai tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica (dal 16% del 2021 al 31% nel 2030, con un aumento del 93,7% nel corso del decennio).

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Tale studio mostra come sia imprescindibile il legame esistente tra professionisti e nuove tecnologie; percorsi come la formazione e l’adattamento delle professionalità alle nuove frontiere tecnologiche e sociali sono quanto mai importanti per programmare razionalmente il futuro e non lasciare che vi siano aree grigie in cui mancano competenze da immettere nel mercato del lavoro per fare fronte anche alle emergenze.