Il Presidente del CNI commenta i dati riportati dalla stampa secondo i quali, dei 2,5 milioni di indirizzi Pec registrati nella banca dati Inad, ben 2,3 milioni appartengono a professionisti iscritti ad un Albo.

In questi giorni la stampa ha riportato la notizia secondo la quale sono soprattutto i professionisti iscritti agli Ordini professionali ad alimentare la banca dati degli indirizzi digitali degli italiani (Inad). Su 2,5 milioni di indirizzi Pec sin qui registrati, infatti, ben 2,3 milioni provengono dal sistema ordinistico. Si apprende anche che la copertura di Ordini e collegi professionali è del 95% con 1.760 enti. Queste percentuali sono possibili grazie al fatto che l’attivazione di un domicilio digitale per i professionisti appartenenti agli Ordini è un obbligo di legge.

“I dati riportati dalla stampa – ha osservato Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri in sostanza ci dicono che l'obbligo di riportare la Pec negli elenchi pubblici è di fatto assolto quasi esclusivamente dagli iscritti agli Ordini. Questo perché esiste un obbligo di legge e anche perché, facendo fede ai propri compiti istituzionali, gli Ordini esercitano un controllo di tipo deontologico su tutti i propri iscritti"

Secondo Perrini, non si può dire la stessa cosa per tutte quelle professioni che non sono soggete ad un controllo pari a quello ordinistico. Il riferimento è ai professionisti senza ordine, ma soprattutto a coloro che svolgono attività nel privato o nella P.A. senza essere obbligati ad iscriversi all’Albo. "Penso, ad esempio, al fatto che in Italia esiste circa un milione di laureati in ingegneria, solo un quarto dei quali esercita la libera professione e, dunque, è obbligato ad entrare nel sistema ordinistico".

Per questo motivo il Consiglio Nazionale sta chiedendo a gran voce di rendere obbligatoria l’iscrizione all’Albo per tutti gli ingegneri che svolgono questa professione, indipendentemente se siano liberi professionisti o dipendenti, che siano inquadrati nella P.A. o nel settore privato. "La società, infatti, ha bisogno del ruolo degli Ordini, in quanto i soli capaci di garantire il rispetto della qualità delle prestazioni, con l'aggiornamento continuo imposto agli iscritti, e della legalità, grazie al controllo deontologico sugli obblighi normativi. Questa è l’unica via per garantire appieno il rispetto e la tutela dei cittadini”, conlude Perrini.