Una quota elastica, da affiancare alle attuali Quota 100 e Quota 102, che combini anzianità contributiva e vecchiaia per dare maggiori input al mercato del lavoro e favorire così il ricambio generazionale. Secondo l’approfondimento di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota” per una revisione organica del sistema pensionistico italiano, sono 470mila, i lavoratori tra i 61 e 66 anni con un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni e inferiore ai 41 che potrebbero fruire di forme flessibili di pensionamento. Stando alle elaborazioni effettuate sui dati Inps, introdurre un meccanismo di pensionamento più flessibile rispetto all’attuale Quota 100 “rigida” consentirebbe, ad esempio, di raddoppiare quasi la platea dei potenziali beneficiari con un incremento attorno all’81% dei lavoratori interessati. Le considerazioni sulla flessibilità, per Fondazione Studi, devono tener conto delle necessità di contenimento della spesa e di sostenibilità dei costi a carico dello Stato in un’ottica di corrispondenza tra contribuzione effettivamente versata e oneri correnti di spesa pensionistica.