Nel corso della lettura della relazione, il Presidente del CNI ha dettato la linea programmatica della categoria per l’immediato futuro.
Il momento centrale della prima giornata dei lavori del 67° Congresso Nazionale degli Ingegneri è stata la lettura della relazione del Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Angelo Domenico Perrini. I contenuti della relazione fanno da sfondo ed orienteranno il dibattito vero e proprio.
“E’ un onore per questo Consiglio Nazionale – ha detto Perrini - entrato in carica alla fine dello scorso anno, accogliervi ed aprire i lavori del 67° Congresso Nazionale, frutto di una lunga fase preparatoria realizzata di concerto con il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania. Il Congresso Nazionale rappresenta un importante momento di riflessione sui temi che coinvolgono la nostra categoria ed è finalizzato a definire, con il contributo dei partecipanti, portatori di interessi degli iscritti all’Albo e della visione dei territori di appartenenza, le linee di indirizzo e di intervento che il Consiglio Nazionale intende perseguire nel breve e nel medio periodo. La finalità del nostro Congresso Nazionale è di incidere sulle scelte del legislatore suggerendo idee e modalità di attuazione delle stesse al fine di favorire lo sviluppo del Paese in un momento di particolare complessità”.
Perrini, quindi, ha illustrato le linee programmatiche della categoria per il prossimo futuro, sottoposte all’attenzione e alla discussione dell’assemblea.
Codice dei contratti pubblici
Sin dalla pubblicazione del nuovo Codice dei contratti pubblici il CNI, anche come Rete Professione Tecniche, ha avuto numerosi confronti col Governo e i parlamentari interessati. In queste occasioni ha manifestato soddisfazione per una serie di risultati raggiunti ma ha anche evidenziato alcune criticità. Tra queste: la riduzione da tre a due delle fasi di progettazione; l’estensione indiscriminata dell’appalto integrato persino alle opere di manutenzione straordinaria; la mancata specificazione dei casi in cui possono essere svolte prestazioni gratuite; la mancata accettazione della proposta di sviluppare i concorsi di progettazione in due fasi anziché in una e la limitazione a soli tre anni del periodo di validità dei servizi svolti.
La scelta del legislatore di ridurre le fasi di progettazione e di puntare sull’appalto integrato è derivata dall’errata convinzione che sui tempi eccessivamente lunghi nella realizzazione delle opere pubbliche in Italia incidono fortemente i tempi riservati alla progettazione. Dati statistici elaborati dalla Fondazione CNI evidenziano che, all’interno del cosiddetto tempo di avvicinamento, solo il 20-25% è riservato alla progettazione. Il 75-80% del tempo di avvicinamento riguarda adempimenti delle stazioni appaltanti: scelte del sito, acquisizione di pareri, verifica e validazione dei progetti, approvazione. E’ sulla durata di tali adempimenti che bisogna intervenire!
Sarà cura del Consiglio Nazionale di operare in modo che nel prossimo correttivo il Governo intervenga almeno per porre rimedio ad alcune evidenti discrasie, la più rilevante delle quali riguarda i requisiti di partecipazione che, in aperta contraddizione con uno dei principi cardine posti a fondamento del Codice, vale a dire l’apertura del mercato, riduce la platea dei potenziali partecipanti ai servizi di ingegneria, a poco più del due per cento dei professionisti.
Principio dell’equo compenso
L’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura, ai sensi dell’art. 2 comma 3 sopra riportato, comporta che il compenso del professionista non può essere soggetto a ribasso e il criterio dell’offerta più vantaggiosa va applicato sulla base dei soli criteri qualitativi. In questo Congresso si avrà modo di affrontare il tema e discutere sulle modalità applicative.
Quanto alle lamentele manifestate da banche ed imprese, è opportuno ricordare che la legge sull’Equo compenso nasce proprio per porre fine alle storture imposte ai professionisti dai grandi committenti, con compensi irrisori per prestazioni di alta professionalità e di altrettanto alto livello di responsabilità. Sia ben chiaro che un ritorno allo status quo non è possibile; i grandi committenti se ne devono fare una ragione e rassegnarsi prendendo atto che la stagione dei facili profitti alle spalle dei professionisti va ritenuta definitivamente chiusa.
Prima di chiedere a gran voce il ritorno ad un regime di sopraffazione è opportuno che i grandi committenti avviino con i Consigli Nazionali un percorso per definire nuovi standard di convenzione che soddisfino entrambe le parti interessate. I Consigli Nazionali, attraverso la Rete Professioni Tecniche o direttamente, sono pronti ad avviare un confronto in qualsiasi momento. Inoltre, è indispensabile che il principio dell’equo compenso sia esteso a tutte le categorie di committenti, anche al fine di salvaguardare il più piccolo committente il quale, nel rapporto con il professionista, si trova in posizione subalterna esattamente come i professionisti si trovano nei confronti dei grandi committenti.
Testo unico dell’edilizia
Come CNI e RPT è stata rappresentata al legislatore l’opportunità che il Testo unico dell’Edilizia venga approvato non attraverso un DPR, ma come una vera e propria Legge, in modo che agisca davvero come testo unico, cancellando la normativa precedente e semplificando l’attività dei professionisti e degli altri operatori del settore. E’ comunque fondamentale che il corpo del Decreto stabilisca le norme generali da applicare su tutto il territorio nazionale ed in particolare sulle procedure inerenti i depositi delle calcolazioni, eliminando la richiesta di doppia conformità che di fatto non consente interventi di risanamento di gran parte del patrimonio esistente.
Bonus edilizi ed adeguamento del patrimonio esistente
Il Consiglio Nazionale, sulla scorta delle ricerche del Centro Studi CNI, ha attivato sia direttamente che attraverso la Rete Professioni Tecniche un’interlocuzione con l’Esecutivo al fine di predisporre una meccanismo tecnico-economico che consenta di rimodulare il sistema dei bonus per il risparmio energetico, tale da rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi di risanamento del patrimonio edilizio previsto dalla Direttiva UE EPDB, rendendo sostenibile l’intervento finanziario dello Stato e prevedendo un sostegno inversamente proporzionale al reddito per la parte di finanziamento delle opere di ristrutturazione a carico dei singoli proprietari di immobili. Al proposito è indispensabile far rientrare a monte degli obblighi di ristrutturazione energetica previsti dalla Direttiva UE EPDB gli interventi di diagnostica preventiva sullo stato delle strutture e gli interventi di prevenzione dal rischio sismico. Ancora una volta si ritiene utile l’introduzione del Fascicolo elettronico del Fabbricato.
Obbligatorietà della Iscrizione all’Albo ai fini dell’esercizio della professione
Il CNI intende sostenere una proposta di legge che renda obbligatoria l’iscrizione all’Albo professionale per i laureati in ingegneria che svolgono attività professionale. Tale iscrizione, garantendo, ai fini dell’esercizio l’obbligo del rispetto del Codice Deontologico, della formazione continua e del possesso di assicurazione professionale, rappresenta un elemento di assoluta garanzia per l’utenza. Si ritiene che l’obbligo di iscrizione all’Albo professionale, cogente per chi opera nell’ambito sanitario e nel campo della difesa dei diritti dei cittadini, debba esserlo a maggior ragione chi opera a salvaguardia della sicurezza dei cittadini.
Settore ICT e professionisti impegnati nel settore
Alla luce dell’enorme importanza assunta dall’ICT, è indispensabile che anche gli ingegneri operanti nel terzo settore, a garanzia della società civile per la quale svolgono le loro prestazioni, siano obbligati all’iscrizione all’Albo professionale e, conseguentemente, al rispetto del codice deontologico e dell’aggiornamento continuo in un ambito in cui le innovazioni viaggiano alla velocità della luce.
Formazione Universitaria
Il futuro dell’Ingegneria passa attraverso la formazione universitaria. Il CNI ritiene che i percorsi accademici debbano essere riorganizzati, finalizzando il ciclo di studi alla formazione dell’ingegnere magistrale, direttamente abilitato all’esercizio della professione contestualmente alla acquisizione della laurea, previo tirocinio interno ai corsi, affidato a professionisti qualificati dagli Ordini professionali che ne garantiscano la affidabilità e competenza. Inoltre, è indispensabile fornire ai laureati triennali, distinguendone il percorso a partire dal terzo anno, competenze immediatamente spendibili all’interno dell’apparato produttivo o con l’iscrizione nei collegi professionali di periti e geometri.
La prospettiva è quella di tornare ad un Albo costituito da un'unica Sezione, riservata ai soggetti dotati di laurea magistrale. Naturalmente è necessario definire una norma che preveda un percorso agevolato che consenta, tenendo conto della formazione integrativa acquisita durante gli anni di permanenza degli iscritti alla sezione B dell’Albo, l’ottenimento in sede accademica della laurea specialistica. Tale sezione ovviamente non potrà essere soppressa fino all’avvenuto upgrade di tutti gli ingegneri iunior regolarmente iscritti al momento di approvazione della norma, impedendo comunque da quel momento nuove iscrizioni.
Su richiesta del CNI è stato istituito un tavolo tecnico presso il MUR cui partecipano tutti i portatori di interesse per elaborare una proposta da sottoporre al legislatore sulla laurea abilitante e sul ciclo formativo. Sarà necessaria la riscrittura della normativa: si chiederà con forza che sia una legge e non una norma di natura regolamentare quale il DPR 328/2001 a disciplinare l’organizzazione degli Albi e le competenze professionali.
Formazione continua
La categoria deve far tesoro della esperienza di questi anni cercando un giusto equilibrio tra formazione in presenza, prevalentemente gestita dagli Ordini e dai provider, e formazione a distanza organizzata soprattutto su temi specifici per i quali gli Ordini - perché gli iscritti interessati sono poco numerosi o per difficoltà di reperire esperti in materia - hanno difficoltà di organizzare eventi formativi.
Legge Elettorale
Con la sentenza n.11023 del 27/10/2021, il TAR Lazio ha obbligato il CNI ad adottare un nuovo regolamento per le elezioni per il rinnovo dei Consigli degli Ordini territoriali che contenesse disposizioni in favore della tutela della rappresentanza di genere. Il nuovo regolamento è stato adottato per le elezioni svolte in modalità telematica, ma ovviamente non può applicarsi alle elezioni in presenza né riguarda le altre professioni soggette al rispetto delle norme dettate dal DPR 169/2005. Dunque è indispensabile uniformare le norme elettorali, Per questo il CNI ha richiesto al Ministero Vigilante l’istituzione di un tavolo tecnico aperto a tutte le professioni.