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Tra i professionisti tecnici italiani trapela insoddisfazione rispetto ai contenuti del disegno di legge di Bilancio 2022 relativi ai termini e alle condizioni di accesso ai Superbonus. Pur accogliendo con soddisfazione il fatto che il Governo abbia acquisito la consapevolezza dell’utilità della concessione della proroga del provvedimento, sia pure a medio e non a lungo termine, nel merito la critica è dura.

“Riteniamo – si legge in una nota stampa diffusa dalla Rete Professioni Tecniche - non solo inutile ma fortemente svilente la nuova norma (contenuta nell’art. 8 del disegno di Legge di Bilancio 2022) che di fatto non consentirebbe più alle unità immobiliari unifamiliari (incluse le così dette villette) di accedere al Superbonus 110% a partire dal 2022 salvo per i proprietari con Isee che non superi i 25.000 euro annui. Da ciò che si comprende dal Disegno della legge di Bilancio, inoltre, continuerebbero ad usufruire di detrazioni al 110% solo le unità unifamiliari per le quali al 31 settembre 2021 risulti effettuata la comunicazione di inizio lavori asseverata.

“C’è da chiedersi con quale criterio il Governo preveda di escludere dall’intervento straordinario con Superbonus 110% proprio le abitazioni unifamiliari, cioè una parte rilevante del patrimonio edilizio, in molti casi, vetusto ma di pregio in quanto incluso nei centri storici di molti borghi oggi a forte attrazione turistica. Si pensi in particolare alla dorsale appenninica, un’area che vive la contraddizione di essere di grande pregio dal punto di vista paesaggistico e culturale, con centri urbani di valenza storico-artistica, ma sottoposti a grave rischio sismico”.

La RPT, inoltre, lamenta scarsa attenzione rispetto alla messa in sicurezza degli edifici delle aree a maggiore rischio simico del Paese, dato che nelle prime due zone a maggiore rischio sismico sono presenti oltre 4 milioni di abitazioni, molte delle quali sono unità immobiliari unifamiliari su cui non si potrà utilizzare la detrazione al 110%, se non nei casi di proprietari con livelli di reddito piuttosto contenuti.

“Il Governo – si legge ancora nella nota - ha dato un segnale importante, stabilendo un orizzonte che, pur con la progressiva riduzione delle percentuali di detrazione, arriverà al 2025. Riteniamo però che non abbia molto senso avere escluso da questo processo a medio termine una parte dei potenziali fruitori, in particolare i proprietari di immobili unifamiliari, tanto importanti e strategici quanto gli edifici in condominio”.

Per questo motivo l’RPT chiederà al Governo ed al Parlamento di apportare alcuni urgenti aggiustamenti alle norme della prossima Legge di Bilancio.

Un commento è arrivato anche dal Coordinatore della Rete, Armando Zambrano: “Introdurre in questa fase ulteriori modifiche ed eccezioni alle già complesse norme originarie – afferma - significa creare confusione e, soprattutto escludere una parte consistente e strategica della “platea” di immobili su cui i Superbonus potrebbero dispiegare effetti rilevanti. Il piano di risanamento del patrimonio edilizio va visto come un tutt’uno che deve procedere nel tempo in modo uniforme per tutti gli edifici ed in tutte le aree del Paese.

“Siamo convinti inoltre che agire come fatto finora su tutte le tipologie di immobili sia possibile. Le stime da noi elaborate mettono in evidenza che la spesa nella filiera dell’edilizia incentivata dallo Stato, attiva consistenti livelli di produzione e valore aggiunto in grado di compensare, con effetti espansivi sul sistema economico, il disavanzo che si genera nel bilancio dello Stato. Questo consente di guardare al disavanzo stesso in una prospettiva di “sostenibilità” se, come ormai è stato stabilito, gli interventi si limitano ad arrivare al 2025.”