Era dal novembre 1995 che non si registrava una inflazione così alta. Secondo i dati ISTAT a febbraio il trend di aumento dei prezzi ha sfondato il tetto del 5% posizionandosi sul valore monstre del 5,7%. La crescita spropositata è data soprattutto dalla corsa inarrestabile dei prezzi dei b eni energetici non regolamentati a cui il governo, complice le sanzioni alla Russia e l’incapacità di cercare nuovi partner commerciali, non riesce a mettere un freno.

 Ma gli aumenti non si limitano solamente al settore energetico infatti le tensioni inflazionistiche si propagano, in particolare ai b eni alimentari, i cui prezzi accelerano di oltre un punto, trascinando per più del 4% anche la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero quei beni che vanno ad appesantire i conti delle famiglie e delle piccole imprese italiane martoriate da due anni di inutili restrizioni.

 In ogni economia esistono della fasi a rischio inflazione , ma gli scenari per il sistema Italia sono sempre più bui per via di alcuni problemi strutturali che storicamente frenano qualsiasi spinta definitiva alla modernizzazione. L’economia italiana appare impantanata in una miriade di regole e veti incrociati che non riescono a risolvere alcune dinamiche di mercato depressive. L’Italia è l’unico paese europeo dove la crescita economica non è accompagnata da un aumento dei salari.

 Le aziende, i piccoli imprenditori e gli studi professionali, mai come adesso, stanno per rischiare un vero e proprio default in quanto i soli beni energetici sono passati, in pochi giorni, dal +38,6% di gennaio al +45,9% di Febbraio 2022 rendendo in molti casi difficile proseguire i lavori già avviati. I numerosi cantieri aperti per il Superbonus, le opere di ammodernamento delle infrastrutture con aumenti simili rischiano di non essere proseguite. Inoltre, da qualche settimana, a causa della guerra in Ucraina, il Pnrr sembra passato in secondo piano ed è scomparso il recente ottimismo sulle previsioni di crescita del Pil per il 2022.