“Mettere al centro la vita delle persone”. Questa la filosofia alla base dei progetti della politica italiana sulla transizione digitale nella visione di Urania Giulia Papatheu, Presidente dell’Intergruppo Inclusione Digitale, promotrice, assieme al Comitato C3i del Consiglio Nazionale Ingegneri del convegno tenutosi oggi a Palazzo Madama “Gigabit Connectivity. Per la transizione digitale”.

La senatrice Papatheu, nel corso del suo intervento, ha sottolineato come i progetti abbiano come focus le realtà dei comuni italiani, soprattutto quelli inferiori ai cinquemila abitanti, vera linfa vitale del Paese ma, al tempo stesso, quelli più sottoposti al fenomeno del Digital Divide. Bisogna partire da queste piccole realtà e soprattutto dalle scuole per realizzare un vero e proprio salto di qualità in termini di connessione veloce alla rete.

Per il Comitato C3i è intervenuto Alessandro Astorino (Coordinatore del Consiglio Operativo C3i) che, in qualità di organizzatore dell’evento, ha tenuto a sottolineare che “l’ingegneria dell’informazione rappresenta un caposaldo del nostro Paese” e che uno degli obiettivi di questi incontri, dei progetti, e più in generale del Pnrr, deve essere quello di promuovere la cultura del digitale e dell’informatizzazione.

Renato Sicca, membro della Segreteria Tecnica del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, ha illustrato come una parte rilevante proprio del Pnrr attenga alla realizzazione dell’infrastruttura di rete per la realizzazione della banda ultralarga. Si tratta di interventi di lungo periodo che devono vedere coinvolte non solo le grandi città ma anche le aree meno popolate del Paese. In particolare, i progetti previsti dal Pnrr si rivolgono alla realizzazione di tali infrastrutture per le scuole, gli ospedali e gli edifici pubblici in generale, come nel caso del Programma 1 Gigabit che prevede un investimento di 3,7 miliardi di euro. Col Piano Italia 5G (dotazione di circa 2 miliardi di euro), invece, si mira alla realizzazione di reti mobili atte ad integrare le già esistenti infrastrutture che utilizzano gli operatori privati della telefonia.

Salvatore Lombardo, Direttore Generale di Infratel Italia, ha fatto notare che, attualmente, solo il 20% dei civici italiani sono coperti dalla banda ultralarga. Il piano di investimenti previsto nel periodo 2022-26, che prevede l’erogazione di 6 miliardi di euro da parte del pubblico e di 1 miliardo di euro da parte dei privati, mira a far crescere in maniera assai significativa questa percentuale. Lombardo, inoltre, ha sottolineato che per la realizzazione di questi obiettivi serve un gran numero di ingegneri che, dunque, si avviano ad occupare un ruolo centrale nella transizione digitale.

La parte finale dell’incontro ha visto protagonista Poste Italiane. Mirko Mischiatti, Responsabile della Funzione Digital Tecnology & Operation dell’azienda, ha affermato che gli obiettivi di scuola digitale, sanità digitale e industria 4.0 hanno un grande bisogno di infrastrutture, di maggiore cablaggio e di maggiore tecnologia. Illustrando il modello Poste Italiane basato sull’inclusione, ha affermato che non bisogna lasciare indietro nessuno e che occorre accompagnare verso la transizione digitale anche le persone più anziane e meno avvezze all’uso della tecnologia. Ilaria Catalano, Amministratore Delegrato di Poste Welfare Servizi, infine, si è soffermata sull’esperienza della sua azienda nell’ambito sanitario. Ha specificato che la trasformazione tecnologica nella sanità si basa innanzitutto sul fascicolo sanitario elettronico e sulla gestione delle banche dati dei pazienti, dal un lato, dalle competenze atte alla realizzazione della telemedicina dall’altro. Ha individuato, tra l’altro, un obiettivo concreto: portare 200mila pazienti over 65 sulla piattaforma di telemedicina. Ha concluso disegnando il ruolo di Poste Italiane quale interfaccia tra gli erogatori di servizi sanitari e i fruitori finali.