L’Italia, nonostante sia un paese che produca notevole ricchezza, in Europa è spesso conosciuto per i suoi dati negativi che in alcuni casi riescono a superare anche i dati di paesi di recente democratizzazione. Secondo il rapporto ISTAT basato su fonti Eurostat del 2021, infatti, il Belpaese è la nazione europea con il più alto numero di Neet, ovvero di giovani dai 15 ai 29  che non lavorano e non studiano.

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A fronte di una media europea che si aggira intorno al 13%, il dato italiano dei giovani fino a 29 anni che si trovano in una situazione di assenza di opportunità di lavoro e di una formazione soddisfacente, è di 10 punti più alto toccando il livello considerevole del 23%, contro il 9,2% della Germania e il 17% della Bulgaria che riesce a fare meglio di noi.

Il dato che colpisce è che questo numero arriva a toccare quasi il 30% nella categoria tra il 26 ed i 29 anni, un livello che deve essere considerato allarmante e si inserisce in un quadro generale di depressione dei giovani che vede anche situazione di estrema precarietà e di livelli salariali che possono essere considerati ai limiti della povertà. Infatti l’Italia dimostra inoltre di essere anche uno dei pochi Paesi Ue in cui la percentuale di persone a rischio povertà, soprattutto a causa della recente crisi pandemica,  è salita (dal 28% al 30%), con circa 18 milioni di cittadini che sono ormai da considerarsi in bilico, e che complice anche la crisi legata all’inflazione rischiano di sprofondare. Il nostro Paese è indietro anche nella lotta alle disuguaglianze, sotto questo aspetto, negli ultimi cinque anni, la condizione è peggiorata dell’1,4%, mettendo in luce come nella tutela dei diritti sociali e dei lavoratori l’Italia si trovi sempre indietro.

Il recente aumento sconsiderato dei prezzi, da sud a nord, rende ancora di più lo scenario economico per i giovani italiani disarmante. Do fronte a questi numeri, il governo e la politica in generale, non possono rimanere indifferenti e devono cercare di trovare soluzioni immediate e durature.