Secondo i dati dell’Istat, spinta verso l’alto dal lockdown e dallo smart working, nel 2020-21 la spesa delle famiglie italiana ha conosciuto aumenti sensibili e importanti. Le famiglie hanno infatti mediamente speso complessivamente 36 miliardi di euro per i consumi energetici delle abitazioni, con una spesa media annua di 1.411 euro (corrispondenti a circa 118 euro al mese). Il valore mediano della spesa annuale familiare ammonta, invece, a 1.261 euro.

Le spese energetiche delle abitazioni private, includono quelle sostenute per il riscaldamento, la produzione di acqua calda, i condizionatori e il funzionamento di tutti gli elettrodomestici, alimentati da distinte fonti energetiche: energia elettrica, gas naturale (metano), biomasse, gasolio, GPL (bombole/cisterne o di rete), energie rinnovabili. Nella statistica dell’ISTAT contribuiscono alla quantificazione dei consumi energetici domestici anche l’utilizzo di attrezzature motorizzate da giardinaggio e l’eventuale ricarica in ambito domestico di veicoli elettrici.

Cambia anche la percezione di spesa da parte delle famiglie: infatti Il 41,8% delle famiglie dichiara di aver osservato nel 2020, rispetto all’anno precedente, un aumento di spesa per consumi energetici: per il 12,3% le spese sono notevolmente aumentate, per il 29,5% sono aumentate in misura moderata, sono rimaste invariate per il 35,3% delle famiglie, mentre per il 3,5% sono diminuite.

La spesa energetica media annuale per ogni famiglia residente è più alta nel Nord del Paese (1.555 nel Nord-est e 1.533 nel Nord-ovest). Tale consumo si attesta a livelli intermedi nel Centro (1.385 euro) e tocca i valori minimi nel Sud e nelle Isole (1.257 euro e 1.145 euro, rispettivamente). A livello regionale i valori massimi si registrano in Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (1.762 euro), Piemonte (1.630 euro), Veneto (1.587 euro) e Umbria (1.563 euro), mentre le spese minime si riscontrano in Sicilia (1.084 euro), Puglia (1.147 euro) e Campania (1.242 euro).

Il gas naturale e l’energia elettrica sono le fonti che incidono di più sulla spesa energetica domestica. Il metano è largamente utilizzato per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua sanitaria e per la cucina. L’energia elettrica alimenta i grandi e piccoli elettrodomestici e sempre di più anche gli apparecchi per la climatizzazione (come le pompe di calore); soluzioni innovative di alimentazione elettrica si rilevano anche per la mobilità (ricarica domestica di veicoli elettrici) e la domotica.

Il metano contribuisce alla spesa per 15.636 milioni di euro, corrispondenti a una quota pari al 43,4% (nel 2013(i) era il 49,8%) della spesa totale, e l’energia elettrica per 14.511 milioni di euro (40,3% della spesa totale, 35,5% nel 2013). Seguono il GPL (di rete o in bombola/cisterna) per 1.808 milioni di euro (5,0% della spesa totale), la legna da ardere e il pellet (2.511 milioni, 7,0% del totale) e il gasolio (811 milioni di euro, 2,3%). Una quota residua di spesa (715 milioni e 2,0% del totale) compete agli impianti centralizzati (per riscaldamento o acqua calda), alimentati a biomasse o ad altra fonte non identificata o non rientrante nelle precedenti.

Dalla statistica non sono ancora presenti gli effetti della guerra e della recente crisi energetica in corso, crisi che sicuramente porterà la spesa delle famiglie italiane a toccare livelli record di spesa effettuata.