avvocati

Dal 2019 si registra un dato che, sicuramente, deve fare riflettere: la “fuga” di molti avvocati dalla libera professione. Nel 2021 le cancellazioni da parte dei liberi professionisti dall’Albo sono state circa 5.800: se si raffronta questo dato con quello di sette anni fa, ci troviamo di fronte al doppio delle cancellazioni. Leggendo i dati del primo semestre del 2021, infatti, salta subito all’occhio come le cancellazioni dall’albo siano state, in molte provincie, più delle iscrizioni. Alle cancellazioni si unisce anche il dato delle richieste di praticantato dopo il percorso di studi in Giurisprudenza: anche in questo caso si assiste a un calo delle domande.

Secondo gli analisti di settore, questo trend, già iniziato nel 2019, tenderà ad aumentare pure nei prossimi anni per vari motivi, alcuni dei quali sono legati anche alla natura stessa della professione che non riesce a superare determinate contraddizioni che da molto tempo la contraddistinguono.

La più nota riguarda la grande competizione che c’è nell’esercitare la professione di avvocato per via del rapporto esistente tra avvocati e abitanti: in media, in Italia, ci sono 4 avvocati ogni mille abitanti con un record di 7 che detiene la Calabria. Un altro aspetto da considerare è quello che riguarda i dati relativi ai redditi: nel 2019 mediamente il reddito dichiarato ammontava a 40.180 euro ovvero un 15% in meno rispetto alle stesse rilevazioni del 2010. I giovani avvocati risultano essere i più penalizzati sotto gli aspetti reddituali: infatti ben il 73% dei praticanti non riceve nessun emolumento. Questo ultimo elemento è determinante nel contribuire a fare crollare il grado di appeal della professione tra le nuove generazioni.

Le cancellazioni, soprattutto quelle avvenute nell’ultimo anno, hanno, però, secondo gli studi della Cassa Forense, un’altra spiegazione. Nelle valutazioni della Cassa di previdenza, infatti, il dato sarebbe figlio, non tanto della perdita di punti della professione, quanto del Pnrr nel quale, solo per potenziare il ramo legale e procedurale ad esso legato, sono previste più di 15 mila assunzioni. La partecipazione “massiccia” ai concorsi pubblici, però, mette a nudo anche un altro elemento di preoccupazione: quale libero professionista con un futuro consolidato lascerebbe la libera professione per ottenere un posto in pubblica amministrazione dove i salari di entrata sono tra i 1000 e i 1550 euro lordi mensili?.

Inoltre, vista la complessità della macchina giudiziaria italiana, anche la crisi pandemica ha giocato un ruolo determinante nel rendere l’esercizio della professione di avvocato molto complicato. I vari lockdown e le restrizioni hanno rallentato il lavoro di molti studi legali che si sono trovati così senza lavoro e senza copertura reddituale.