Da marzo 2022 sarà emesso l’Assegno Unico e Universale per i figli sulla falsariga di provvedimenti simili presenti in contesti europei come quello tedesco o svedese. Tale misura, fortemente voluta, viene regolamentata dal D.Lgs. n. 230/2021e ridisegna le materie vigenti in favore dei nuclei familiari con figli, e si appresta a fare suo debutto ufficiale, non senza polemiche. L’assegno è destinato a sostituire e unific are le misure di sostegno economico per le famiglie. Spariranno dunque, premio nascita o adozioni, assegni per il nucleo familiare, bonus bebè e detrazioni fiscali per i figli a carico.

 Lo strumento è omnicomprensivo e tutte le somme riconosciute o anticipate, in precedenza, dal datore di lavoro, verranno erogate direttamente dall’Inps, previa richiesta tramite un’apposita applicazione disponibile sul portale dell’Istituto o rivolgendosi agli enti di patronati. Inoltre la novità veramente importante è rappresentata dal fatto che tale riforma porterà alla emissione di un assegno mensile per tutte le famiglie, inclusi gli incapienti e le partite Iva che ad oggi non fruiscono delle detrazioni fiscali per figli a carico o di assegni al nucleo familiare, in quanto riservate esclusivamente ai lavoratori dipendenti.

 L ’assegno spetta alle famiglie per ogni figlio minorenne e decorre dal settimo mese di gravidanza, esso viene riconosciuto per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento del ventunesimo anno di età, a condizione che ricorra uno dei seguenti casi: frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, ovvero un corso di laurea, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivo inferiore agli 8.000 euro annui, sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblico per l’impiego.

 Il legislatore ha inoltre stabilito che, una volta raggiunta la maggiore età, i figli potranno chiedere direttamente la corresponsione della quota loro spettante al fine di favorirne l'autonomia

 In base alle previsioni dell’Istat, l’importo base dell’assegno dovrebbe essere di 40 euro al mese variabili a seconda degli scaglioni Isee: chi ha una dichiarazione inferiore ai 13mila euro potrebbe arrivare ad un assegno di 200 euro. L’importo è maggiorato del 20% dal terzo figlio in poi, mentre si dimezza con figli tra 18 e 21 anni.

 Chi ci guadagna con l’assegno unico? Stando alle analisi e alle simulazioni evidenziate dai numeri dell’Istat, e rispetto a quanto erogato oggi, ci guadagna il 68% delle famiglie con figli. In modo particolare, traggono beneficio le famiglie dei lavoratori autonomi che, come detto, fino alla riforma non hanno potuto godere delle agevolazioni fiscali riservate ai dipendenti.

 Non sono però tutte rose e fiori, infatti, sempre secondo l’Istat, quasi un restante 30% delle famiglie, vedrebbe un saldo negativo tra ciò che percepisce oggi come aiuti dallo Stato e quello che incasserà di meno con l’assegno unico. Si parla, in particolare, dei bonus che spariscono, dei requisiti Isee, dell’età dei figli a carico, della diminuzione dell’assegno dal terzo figlio in poi.

 Il Governo dovrà, anche con misure, chiarimenti e integrazioni successive, tenere particolarmente in considerazione le famiglie con figli sopra i 21 anni a carico dei genitori: il timore espresso dai consulenti del lavoro è rappresentato dal fatto che esse possano perdere qualsiasi tipo di beneficio fiscale. Per esempio si dovrà pensare anche alla formazione universitaria che è a carico dei genitori e diventerà ancora più difficile per quelle famiglie che non possiedono una posizione economica solida.