Aumenta l’export della Russia, mentre diminuiscono i dati sull’export degli Stati Uniti e restano preoccupanti i livelli inflattivi della UE

Il 2022 è stato un anno che, a livello economico, verrà ricordato a lungo in Russia. Nonostante le sanzioni e una guerra che si sta rivelando più lunga del previsto, i dati ufficiali che sono stati snocciolati, sia da fonti russe che agenzie internazionali, dimostrano che la Russia ha registrato un notevole surplus commerciale nel 2022, con un aumento monstre del 68,5% rispetto all'anno precedente, grazie soprattutto all'aumento delle esportazioni. Il dato che ha colpito molti analisti è che questo surplus così importante sia avvenuto in maniera netta nonostante le pesanti sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea come tentativo di mitigare la forza della Russia nella guerra in Ucraina. Il sistema economico e il sistema bancario russo si sono dimostrati, infatti, più solidi di quello che si poteva prevedere.

Secondo il Servizio federale delle dogane, la Russia è stata in grado di aumentare le esportazioni del 19,5%, raggiungendo un saldo di 591,5 miliardi di dollari, questo dato è stato accompagnato da un conseguente calo delle importazioni quantificabile in un valore dell'11,7% a 259,1 miliardi di dollari. Le sanzioni non hanno dunque intaccato la capacità di produrre ricchezza di una economia che vive dalle esportazioni di materie prime fondamentali, in particolare di petrolio e gas di cui molti stati non possono fare a meno. In una nota ufficiale, il vice primo ministro russo Alexander Novak ha dichiarato che le esportazioni di petrolio russo nel 2022, lungi dell’essere toccate dalle sanzioni occidentali, sono cresciute fino a raggiungere le 242 milioni di tonnellate, con un aumento del 7,6%.

Colpisce, al tempo stesso, il raffronto con quegli stati che hanno imposto le sanzioni e che si sono trovati a dover affrontare un anno molto difficile con tassi di inflazione enormi. Le esportazioni degli Stati Uniti sono infatti diminuite del valore di 2,2 miliardi di dollari, raggiungendo i 250,2 miliardi di dollari nel dicembre del 2022, questo calo è stato costante per il quarto mese consecutivo con il livello più basso da marzo 2022 a causa dello shock repentino determinato dall'alta inflazione che ha colpito soprattutto la domanda di beni e servizi. Le esportazioni di beni sono infatti diminuite di 2,9 miliardi di dollari, trainate verso il basso dalle vendite più basse di forniture e materiali industriali, in calo di 3,1 miliardi di dollari, come il petrolio greggio, e di beni di consumo, in calo di 1,0 miliardi di dollari, come gioielli e preparati farmaceutici.

A preoccupare gli USA, oltre a questi dati, ci sono anche le recenti fibrillazioni di un sistema bancario che sta collezionando una serie preoccupante di fallimenti e chiusure. Se negli States la situazione non è rosea, non va meglio all’Unione Europea dove l’inflazione non sembra rallentare e dove le politiche della BCE stanno rendendo l’accesso al denaro e al credito sempre più difficile. Per quanto riguarda il saldo commerciale nel 2022, stando alle stime ufficiali della Commissione Europea, le esportazioni dell'UE sono cresciute del 5,8% , mentre le importazioni del 7,5%. Questa differenza in negativo, ha portato a un aumento del deficit commerciale, con un valore negativo di circa 22 miliardi di euro, dato che unito al dato dell’inflazione non lascia dormire sonni tranquilli e impone una riflessione a 360 gradi sulle sanzioni e sui loro effetti boomerang che, evidentemente, non erano stati previsti o erano stati sottovalutati.